FIDARSI DEL TRIONFO DELL’ETERNO
Pastore Evangelista Heros Ingargiola
Ebrei 11.1 Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.
Tutte le persone hanno fede anche se credono di non averla. Nel verso sopra citato leggiamo che la fede è certezza ovvero credere nell’incredibile e nell’impossibile infatti avere fede significa avere una ferma persuasione che ciò che Dio afferma si realizzerà per certo perché quando Lui parla porta sempre a compimento ciò che dice. Dio è verità, Lui non mente mai e per questo motivo la fede trasforma la nostra speranza in certezza. La fede ci permette anche di afferrare le promesse che ci sono scritte nella Parole e in totale ci sono 6784 promesse scritte per i credenti. La vera fede si basa sulla Parola di Dio ed essa è Dio.
Salmo 40.4 Beato l’uomo che ripone nel SIGNORE la sua fiducia, e non si rivolge ai superbi né a chi segue la menzogna.
Il termine beato significa felice al punto di essere invidiato. La vera felicità non deriva dalle circostanze, dagli uomini, dalle nostre capacità o dalle ricchezze ma deriva da colui nel quale stiamo riponendo la nostra fiducia quindi se essa è riposta in Dio saremo felici al di là di ogni circostanza.
Isaia 12.2 Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, e non avrò paura di nulla; poiché il SIGNORE, il SIGNORE è la mia forza e il mio cantico; egli è stato la mia salvezza».
La paura è il contrario della fede. La paura si sviluppa perché non si conosce realmente Dio per questo dobbiamo coltivare con perseveranza la nostra relazione con Lui perché più conosciamo una persona più la fiducia cresce e così è con Dio. Dio è L’Iddio della nostra salvezza, questo termine dall’originale soteria significa salvezza, aiuto, guarigione, vittoria, consolazione, liberazione. Dio opera in due modi: attraverso la fede o attraverso la Sua sovranità ma ricordiamoci che la fede si muove per mezzo della nostra preghiera.
Genesi 3.8-13 Poi udirono la voce di Dio il SIGNORE, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il SIGNORE fra gli alberi del giardino. 8 Poi udirono la voce di Dio il SIGNORE, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il SIGNORE fra gli alberi del giardino.
9 Dio il SIGNORE chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?» 10 Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto». 11 Dio disse: «Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell’albero, che ti avevo comandato di non mangiare?» 12 L’uomo rispose: «La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato». 13 Dio il SIGNORE disse alla donna: «Perché hai fatto questo?» La donna rispose: «Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato».
Dio scese nel giardino e cerco l’uomo come era solito fare ma qual giorno Adamo ed Eva avevano disubbidito e peccato contro Dio così divennero preda della vergogna e della paura e per questo si nascosero dalla presenza di Dio. Nell’amore perfetto di Dio non c’è paura allora perché l’uomo a volte si ritrova a vivere nella paura, nell’ansia, nelle preoccupazioni? Perché svolge ogni cosa con le proprie forze ossia con uno spirito di indipendenza e di conseguenza non presta più attenzione alla voce di Dio. Quando pecchiamo la prima cosa che facciamo è fuggire dalla presenza di Dio ma questo è sbagliato. Dio desidera intervenire nella nostra vita nella misura in cui noi vogliamo, Lui è venuto sulla terra per cercare e salvare ciò che era perduto. Dio scese nel giardino ancora una volta per mostrare il Suo amore e per liberare il cuore dell’uomo dal peccato e dalla paura.
Genesi 3.21 Dio il SIGNORE fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì.
Dio andò a cercare Adamo ed Eva e li rivestì con un abito di giustizia, dandogli la possibilità di liberarsi dalla vergogna. Il fatto che li abbia rivestiti con tuniche di pelle implica che venne fatto un sacrificio questo significa che la giustizia che Dio provvede è sempre a motivo di un patto e di un sacrificio che Dio ha fatto infatti così ha fatto per ciascuno di noi, facendo morire Gesù sulla croce e rivestendoci con abiti di giustizia.
Esistono tre principi fondamentali che Dio usa per manifestare liberazione nella vita di una persona:
I Re 18.30 30 Allora Elia disse a tutto il popolo: «Avvicinatevi a me!» Tutto il popolo si avvicinò a lui; ed Elia riparò l’altare del SIGNORE che era stato demolito. 31 Prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figli di Giacobbe, al quale il SIGNORE aveva detto: «Il tuo nome sarà Israele». 32 Con quelle pietre costruì un altare al nome del SIGNORE, e fece intorno all’altare un fosso, della capacità di due misure di grano. 33 Poi vi sistemò la legna, fece a pezzi il toro e lo pose sopra la legna. 34 E disse: «Riempite quattro vasi d’acqua, e versatela sull’olocausto e sulla legna». Poi disse: «Fatelo una seconda volta». E quelli lo fecero una seconda volta. E disse ancora: «Fatelo per la terza volta». E quelli lo fecero per la terza volta. 35 L’acqua correva attorno all’altare, ed egli riempì d’acqua anche il fosso.
36 All’ora in cui si offriva l’offerta, il profeta Elia si avvicinò e disse: «SIGNORE, Dio d’Abraamo, d’Isacco e d’Israele, fa’ che oggi si conosca che tu sei Dio in Israele, che io sono tuo servo, e che ho fatto tutte queste cose per ordine tuo. 37 Rispondimi, SIGNORE, rispondimi, affinché questo popolo riconosca che tu, o SIGNORE, sei Dio, e che tu sei colui che converte il loro cuore!»38 Allora cadde il fuoco del SIGNORE, e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la polvere, e prosciugò l’acqua che era nel fosso.
- Stabilire il Suo governo-Restaurare l’altare. Dio non può intervenire se non c’è il governo, il dominio, l’autorità stabilito in un luogo. Il profeta Elia riparò l’altare, la motivazione è perché esso mette in connessione la terra con il cielo. Tra l’altare e il trono è necessaria una connessione, infatti c’è bisogno di uomini e donne che restaurino l’altare al Signore nella propria vita, nella propria famiglia, città. L’altare rappresenta l’adorazione e l’intercessione. Le dodici pietre rappresentano il governo, Elia infatti sapeva bene che se Dio doveva intervenire doveva prima connettere la terra con il cielo. Un altare senza sacrificio non ha senso questo significa che la nostra adorazione, la nostra preghiera senza un sacrificio, cioè ciò che dobbiamo mettere davanti a Dio, non ha senso ma con il sacrificio salirà al trono di Dio un profumo soave. Dio fece restaurare l’altare per fare convertire il cuore del popolo d’Israele che si era allontanato da Dio andando dietro l’idolatria ed ai profeti di Baal.
- Il patto. Elia nella preghiera ricordò il patto che Dio aveva con il suo popolo.
- Il sacrificio. Un toro venne offerto in olocausto affinchè Dio rispondesse dal cielo per liberare il popolo.
Il risultato di questi tre principi fu la conversione del cuore del popolo d’Israele. Se desideriamo vedere la nostra famiglia che serve Dio dobbiamo stabilire il governo di Dio, restaurare l’altare, ricordare il patto che Dio ha fatto con noi ,pregare ed intercedere. Dio si impegna con noi nella misura in cui noi ci impegniamo con lui.
Esodo 3.1-10 Mosè pascolava il gregge di Ietro suo suocero, sacerdote di Madian, e, guidando il gregge oltre il deserto, giunse alla montagna di Dio, a Oreb. 2 L’angelo del SIGNORE gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un pruno. Mosè guardò, ed ecco il pruno era tutto in fiamme, ma non si consumava.
3 Mosè disse: «Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!» 4 Il SIGNORE vide che egli si era mosso per andare a vedere. Allora Dio lo chiamò di mezzo al pruno e disse: «Mosè! Mosè!» Ed egli rispose: «Eccomi». 5 Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro». 6 Poi aggiunse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio d’Abraamo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe». Mosè allora si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio.
7 Il SIGNORE disse: «Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti conosco i suoi affanni. 8 Sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso, in un paese nel quale scorre il latte e il miele, nel luogo dove sono i Cananei, gli Ittiti, gli Amorei, i Ferezei, gli Ivvei e i Gebusei. 9 E ora, ecco, le grida dei figli d’Israele sono giunte a me; e ho anche visto l’oppressione con cui gli Egiziani li fanno soffrire. 10 Or dunque va’; io ti mando dal faraone perché tu faccia uscire dall’Egitto il mio popolo, i figli d’Israele».
In questi versi leggiamo che Dio rivelò ed annunciò la chiamata a Mosè, egli fu un liberatore, un sognatore che venne usato in modo potente da Dio. Dio voleva liberare il popolo d’Israele dall’oppressione degli egiziani, questo ci fa comprendere che probabilmente sono tanti anni in cui ci ritroviamo in condizioni di sofferenza, dolore o oppressione ma Dio arriva per liberarci perché Lui è il liberatore! Dio ha scelto di scendere e liberare, questo significa che è Lui che sceglie come liberarci perché Lui conosce già la fine e sa che entreremo nella nostra terra promessa. Dio non solo ha scelto di liberarci ma ha stabilito anche una persona che ci porterà fuori dalla schiavitù.
Isaia 54.6 Poiché il SIGNORE ti richiama come una donna abbandonata, il cui spirito è afflitto, come la sposa della giovinezza, che è stata ripudiata», dice il tuo Dio. 7 «Per un breve istante io ti ho abbandonata, ma con immensa compassione io ti raccoglierò. 8 In un eccesso d’ira, ti ho per un momento nascosto la mia faccia, ma con un amore eterno io avrò pietà di te», dice il SIGNORE, il tuo Redentore.
In questi versi ci sono delle meravigliose promesse. -Dio ci restaurerà e ci riporterà vicino a Lui tutte le volte che ci sentiamo soli anche se non siamo mai soli perché Lui non ci lascerà e non ci abbandonerà mai. -Dio fa in modo che le sue compassioni ci raduneranno perché desidera che il nostro cuore ritorni alla Sua presenza. A volte vediamo che Dio è nascosto ma Lui non fugge mai da noi e non si dimentica mai di noi perché ci ama di un’amore immenso. Ogni mattina le Sue compassioni si rinnovano. Quando Adamo ed Eva peccarono, si nascosero ma il giorno seguente le compassioni di Dio si rinnovarono e scese nel giardino per cercarli ma Adamo ebbe paura perché non aveva conosciuto l’amore di Dio.
Luca 19.10 perché il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto».
Non è importante come si chiama l’albero dietro il quale ci siamo nascosti, forse si chiama apatia, religiosità, peccato o incredulità perché Dio ci ama e ci cercherà per riportare il nostro cuore a Lui.