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L’appello di Gesù
Past. Ev. Heros Ingargiola
Il culto di domenica scorsa inizia con il ricordare alla chiesa la parola specifica per questo nuovo anno 2017:
I CORINZI 12.31 “ora, cercate ardentemente i doni maggiori! Ed io vi mosterò una via ancora più eccellente”.
In questi versi leggiamo che l’apostolo Paolo incoraggia la chiesa a non cercare solo la manifestazione dei doni maggiori, ma a ricercare l’amore di Dio Padre, attraverso il quale deve essere alimentata ogni cosa che svolgiamo. Il nostro desiderio deve essere quindi quello di ricevere la rivelazione dell’amore di Dio, perchè questo ci insegnerà ad amarlo.
MATTEO 22.37 Gesù gli disse: «”Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente“. 38 Questo è il grande e il primo comandamento. 39 Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso“.
Noi amiamo Dio nella misura in cui sappiamo di essere amati da Lui. Se non si conosce il Suo amore si vive nel legalismo e da servi, infatti si può vivere nella casa del padre ma non conoscere il suo amore, come nel caso della figura del Figliol prodigo (Luca 15). Egli era legato alla ricchezza del padre, ma non al suo amore, infatti prese l’eredità del padre facendone uso improprio. Quando comprese il suo bisogno e lo stato misero in cui era arrivata la sua vita, ebbe il desiderio di ritornare dal padre. Dio desidera figli con cuore di servi. Quando i figli di Dio hanno rivelazione del suo amore, riconoscono che l’amore di Dio non toglie ma offre!
MARCO 10.17 Mentre Gesù usciva per la via, un tale accorse e, inginocchiatosi davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» 18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. 19 Tu sai i comandamenti: “Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dire falsa testimonianza; non frodare nessuno; onora tuo padre e tua madre“». 20 Ed egli rispose: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia gioventù». 21 Gesù, guardatolo, l’amò e gli disse: «Una cosa ti manca! Va’, vendi tutto ciò che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». 22 Ma egli, rattristato da quella parola, se ne andò dolente, perché aveva molti beni. 23 Gesù, guardatosi attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!» 24 I discepoli si stupirono di queste sue parole. E Gesù replicò loro: «Figlioli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25 È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio». 26 Ed essi sempre più stupiti dicevano tra di loro: «Chi dunque può essere salvato?» 27 Gesù fissò lo sguardo su di loro e disse: «Agli uomini è impossibile, ma non a Dio; perché ogni cosa è possibile a Dio».
28 Pietro gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito». 29 Gesù rispose: «In verità vi dico che non vi è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figli, o campi, per amor mio e per amor del vangelo, 30 il quale ora, in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna. 31 Ma molti primi saranno ultimi e molti ultimi primi».
Dio non volge il suo sguardo verso di noi per condannarci o giudicarci, ma per amarci. Nella storia del giovane ricco analizziamo che questo ragazzo metteva in pratica la legge, ma Gesù gli chiese quell’unica cosa che era legata al suo cuore, il denaro. Egli non si accorse di ciò che Gesù poteva dargli perchè non ebbe rivelazione del suo amore e perse l’opportunità di servirlo. Questo è ciò che oggi Gesù chiede a noi: “ Sei disposto a lasciare quell’unica cosa che è legata al tuo cuore, per potermi seguire?”. Il giovane ricco era legato allo spirito di Mammona che tiene le persone legate alla ricchezza, al lavoro. Oggi molte persone vivono così, ma dobbiamo ricordarci che la fonte della nostra benedizione non è il lavoro o il denaro, ma Dio. Quando Gesù chiese al giovane di lasciare i suoi beni, iniziò un conflitto nel suo cuore perchè pensò a tutto quello che doveva perdere, non capendo ciò che il Signore gli stava offrendo.
C’è differenza tra essere membri, discepoli ed operai. Dio non ci ha chiamato ad essere solo membri di una chiesa, ma a lavorare attivamente nel suo regno essendo discepoli o operai. È tempo di lasciare tutto quello che ci impedisce di seguire Gesù. Dobbiamo mettere da parte ogni forma di idolatria che non ci permette di essere totali per il nostro Signore.
MATTEO 6.24 Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona.
Dio non può essere servito a metà, dobbiamo dargli tutto il nostro cuore. Alcuni credenti dicono di essere totalmente consacrati a Dio, ma non consacrano la parte economica o altre aree.
EFESINI 6.12 il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.
In questa categoria appartiene anche lo spirito di mammona. Non dobbiamo camminare guidati da questo spirito che ci lega alla paura di non farcela e ci blocca dal benedire il regno di Dio. Quando investiamo per il regno di Dio, Lui non ci lascerà mai a mani vuote e provvederà per la nostra vita. La mente carnale ci porta a vivere in modo indipendente e naturale, ma se viviamo in modo soprannaturale sappiamo che la nostra vita dipende solo da Dio. Se hai paura di donare è perchè non conosci l’amore di Dio, la mentalità del regno non dipende infatti dai guadagni naturali, ma dipende dalla fonte della benedizione suprema, cioè Dio.
I GIOVANNI 4.18 Nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo. Quindi chi ha paura non è perfetto nell’amore.
La rivelazione dell’amore di Dio ci rende liberi da ogni forma di paura( paura di rimanere poveri, soli, abbandonati).
II CORINZI 8.2 perché nelle molte tribolazioni con cui sono state provate, la loro gioia incontenibile e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità.
Dio ha usato persone povere che hanno donato per l’opera della chiesa e le hanno permesso di avanzare.
LUCA 21.1-4 Poi, alzati gli occhi, Gesù vide dei ricchi che mettevano i loro doni nella cassa delle offerte. 2 Vide anche una vedova poveretta che vi metteva due spiccioli; 3 e disse: «In verità vi dico che questa povera vedova ha messo più di tutti; 4 perché tutti costoro hanno messo nelle offerte del loro superfluo; ma lei vi ha messo del suo necessario, tutto quello che aveva per vivere».
Il cuore della vedova non era legato al bisogno, ma al cuore del Signore. Questo episodio ci fa comprendere che non è importante quanto offriamo per il suo regno, ma l’attitudine con cui diamo.
Gesù ha dato il meglio che aveva, Cristo Gesù per ognuno di noi, come non ci donerà tutto il resto? Non vivere più nella paura e legato alle ricchezze terrene, ma cammina nel soprannaturale, perchè Cristo è la fonte della tua benedizione. Ricorda: solo la rivelazione del suo perfetto amore ci permetterà di essere liberi!