Pastore Heros Ingargiola – L’IMPORTANZA DELLA CHIESA LOCALE (PT. 2)
Stiamo vivendo negli ultimi tempi e la Chiesa deve rimanere vigile e sveglia affinché possa farsi
trovare pronta quando Cristo verrà.
Marco 13:32 Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel
cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre. 33 State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il
momento preciso. 34 È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e
dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. 35 Vigilate
dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al
canto del gallo o al mattino, 36 perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati. 37 Quello
che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!».
Questo passo della scrittura ci mostra che è necessario per ogni credente rimanere “svegli”,
continuando a lavorare per il regno. Ciò è possibile solo se si è parte di una comunità locale perché
è lì che Dio ha posto la benedizione per manifestare i talenti, i doni di ognuno e la multiforme
grazia della sua opera in noi affinché altri siano salvati. Non solo, è in quella casa che puoi essere
amato, supportato e svegliato quando i tuoi sensi spirituali sono deboli.
Efesini 2:1 Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, 2 nei quali un tempo
viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell’aria, quello spirito
che ora opera negli uomini ribelli. 3 Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti
noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi;
ed eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri. 4 Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande
amore con il quale ci ha amati, 5 da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo:
per grazia infatti siete stati salvati. 6 Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in
Cristo Gesù, 7 per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la
sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. 8 Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò
non viene da voi, ma è dono di Dio; 9 né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. 10 Siamo
infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le
praticassimo.
La prima persona che ci ha svegliati e vivificati è lo Spirito Santo, attivando in noi il potere di
ubbidire alla sua parola e di vivere secondo i desideri dello Spirito.
Prima della nuova nascita eravamo separati da Dio perché schiavi del peccato adamico che ci
obbligava a vivere nella carne, assumendo il carattere di uomini ribelli, disubbidienti alle leggi
divine. Un uomo separato da Dio non può essere ubbidiente. Quando Paolo parla di figli
disubbidienti si riferisce alla discendenza del peccato compiuto prima da Satana e poi Adamo che
ha influenzato e determinato in noi la natura peccaminosa: eravamo uomini dalle parole, dai
pensieri e dalle azioni malvagie.
Ma quando Cristo è entrato nelle nostre vite ci ha resuscitato, rigenerato per grazia e mediante la
fede ci ha salvati.
Grazie al suo amore e alla sua misericordia, abbiamo ricevuto il dono della salvezza che non può
essere acquistato attraverso le opere o degli sforzi umani. Nemmeno con il buonismo. Senza Gesù
le nostre opere sono morte. La salvezza è un dono, un regalo che proviene dall’Alto e si riceve per
fede. Quando facciamo posto all’opera redentrice e rigeneratrice dello Spirito Santo, siamo una
nuova creatura in Cristo Gesù e abbiamo le potenzialità di ubbidire alla sua Parola e di compiere
delle buone opere. Come Gesù, esempio di ubbidienza per eccellenza, anche noi siamo chiamati a
vivere una vita in ubbidienza alla Parola e alla volontà del Padre.
Luca 18:11 Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono
come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12 Digiuno due volte
la settimana e pago le decime di quanto possiedo. 13 Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non
osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me
peccatore. 14 Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta
sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».
Dio desidera avere figli ubbidienti e maturi che condividano con Lui non solo l’eredità spirituale ma
anche i pesi e le fatiche di un Regno che necessita di uomini e donne responsabili per potersi
espandere.
Nella chiesa locale, non tutti i credenti mostrano maturità. Alcuni amano entrare in competizione
con gli altri, proprio come i farisei, mostrando quanto sono bravi; altri invece si comportano da
spettatori, evitando ogni impegno. Stai svolgendo il tuo compito, dentro la casa? Sei fedele in
quello che ti è stato chiesto di fare o lasci che lo facciano gli altri? Se fai parte di una casa e sei
felice di essere parte integrante di quella casa, allora devi scoprire qual è il tuo compito. Nella
crescita di un figlio di Dio c’è un tempo per guarire, per crescere ma anche per dimostrare maturità.
Una della caratteristiche del figlio maturo è la responsabilità.
Efesini 4:13 fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di
Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo; 14 affinché non siamo più
come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per
l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore; 15 ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni
cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. 16 Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso
mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni
singola parte, per edificare se stesso nell’amore.
La responsabilità ti fa agire e contribuire nella casa in cui Dio ti ha messo.
Tu hai un compito importantissimo per la crescita della chiesa locale e tu sei quella giuntura, come
la scrittura ci indica, che permette al corpo di crescere. Dio ti ha dato una vocazione e dei talenti.
Servendo la chiesa e gli altri, si inizia a vivere una vita cristiana matura. Con la natura adamica
tendevamo all’isolamento, ma in Cristo Gesù tendiamo all’unità della fede e dello spirito.
Infatti, Paolo parla di un ”corpo ben collegato“ (dal greco sinar ) grazie all’aiuto e al contributo
di ogni giuntura, è così che diveniamo uno in Cristo. Ogni credente è una giuntura da cui possiamo
ricevere supporto e con cui crescere verso la perfetta statura di Cristo.
1 Corinzi 1.26 Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne,
non molti potenti, non molti nobili. 27 Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i
sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, 28 Dio ha scelto ciò che nel
mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, 29 perché nessun
uomo possa gloriarsi davanti a Dio.
Dio ci ha scelto. Infatti, l’apostolo Paolo esorta tutti i credenti a ricordare la vocazione, la chiamata
di Dio nella vita di ciascuno.
Non ha importanza da quale condizione ci ha tratto fuori poiché non ci ha scelti affinché noi
potessimo dimostrare le nostre abilità ma chi LUI è. La sua Gloria si è manifestata nella miseria
della nostra condizione spirituale.
Forse eravamo degli stolti ( dal greco moros significa assurdo, stupido) che ignoravamo le cose
spirituali, o dei deboli (dal greco astenes significa impotente, malati, senza forza) che usavamo la
forza con gli altri ma non eravamo che meschini; o degli ignobili ( dal greco agenes significa senza
una famiglia, essere nati in un rango basso, figli abbandonati) senza alcuna identità.
Dio ci ha riscatto e chiamato per nome affinché in ognuno di noi possa essere una giuntura ben
connessa al Corpo di Cristo e contribuire alla sua crescita.
Tu sei importante per la tua chiesa, non è superfluo ciò che fai.