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Worship service 03.03.2019

 

EDIFICA IL TUO ALTARE

Past. Evangelista Heros Ingargiola

Il desiderio del cuore di Dio è che ognuno di noi possa edificare il proprio altare ed imparare a dimorare alla Sua presenza. La gloria di Dio scende dove ci sono i Suoi modelli quindi se vogliamo vedere il soprannaturale e le Sue benedizioni manifestate nella nostra vita è necessario camminare nei modelli di Dio.
Il risveglio nella nazione è già iniziato e Dio ci sta invitando ad avere un risveglio personale, a mantenere accesa la nostra vita di preghiera e ad edificare il nostro altare.
Giacomo 5.17-18 Elia era un uomo sottoposto alle nostre stesse passioni, e pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia, e la terra produsse il suo frutto.
Il popolo d’Israele al tempo del profeta Elia, peccava di idolatria ed i profeti di Baal iniziarono ad influenzare il popolo portandolo lontano da Dio.
Il termine altare dall’ebraico è mitzbea cioè una struttura di pietre grezze per uccidere. Cosa significa oggi restaurare il nostro altare? Significa dovere morire a noi stessi, offrire la nostra vita sull’altare per avere risposta da Dio.
I re 18.31-39 Prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figli di Giacobbe, al quale il SIGNORE aveva detto: «Il tuo nome sarà Israele». 32 Con quelle pietre costruì un altare al nome del SIGNORE, e fece intorno all’altare un fosso, della capacità di due misure di grano. 33 Poi vi sistemò la legna, fece a pezzi il toro e lo pose sopra la legna. 34 E disse: «Riempite quattro vasi d’acqua, e versatela sull’olocausto e sulla legna». Poi disse: «Fatelo una seconda volta». E quelli lo fecero una seconda volta. E disse ancora: «Fatelo per la terza volta». E quelli lo fecero per la terza volta.35L’acqua correva attorno all’altare, ed egli riempì d’acqua anche il fosso.

36All’ora in cui si offriva l’offerta, il profeta Elia si avvicinò e disse: «SIGNORE, Dio d’Abraamo, d’Isacco e d’Israele, fa’ che oggi si conosca che tu sei Dio in Israele, che io sono tuo servo, e che ho fatto tutte queste cose per ordine tuo.37Rispondimi, SIGNORE, rispondimi, affinché questo popolo riconosca che tu, o SIGNORE, sei Dio, e che tu sei colui che converte il loro cuore!»
38Allora cadde il fuoco del SIGNORE, e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la polvere, e prosciugò l’acqua che era nel fosso. 39Tutto il popolo, veduto ciò, si gettò con la faccia a terra, e disse: «Il SIGNORE è Dio! Il SIGNORE è Dio!»
Non può esserci risposta dal cielo se non c’è un’offerta sulla terra. In questi versi leggiamo che Dio rispose dal cielo con il fuoco nel momento in cui il profeta iniziò a pregare davanti quell’offerta quindi Dio desidera da ognuno di noi che possiamo restaurare il nostro altare, che moriamo a noi stessi per permettere a Dio di parlarci.
Dio parla agli individui ad intervalli ciò significa che la rivelazione è progressiva, per questo non dobbiamo stancarci di edificare il nostro altare, di avere ogni giorno delle nuove esperienze con Dio che ci permettono di conoscerlo più in profondità. C’è infatti una relazione tra l’altare, il sacrificio ed il trono.
Romani 12.1 Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio.
Oggi sull’altare non ci sono più sacrifici di animali perchè Gesù ha versato il suo sangue, Lui è l’Agnello di Dio che ha tolto il peccato del mondo. Ogni giorno dobbiamo fare sacrifici spirituali, cioè ogni giorno dobbiamo andare alla presenza di Dio, cercarlo con tutto il nostro cuore ed offrire la nostra vita. Dio ci parla nella misura in cui noi ubbidiamo a ciò che Lui ci dice di fare. L’ubbidienza e la sottomissione sono due chiavi fondamentali nella vita di un figlio di Dio, in quanto ci permettono di relazionare con Lui. Dio non parlò con Abramo per tredici anni a causa della sua disubbidienza; Dio aveva promesso un’eredità ad Abramo ed egli volle aiutare Dio, ed ebbe un figlio dalla serva Agar perchè non credette che Sara poteva dargli quel figlio. Abramo visse quella situazione in modo naturale e ciò portò delle conseguenze.
Genesi 16.15-16 Così Agar partorì un figlio ad Abramo; e Abramo chiamò il figlio, che Agar gli

aveva partorito, col nome di Ismaele.16Abramo aveva ottantasei anni, quando Agar partorì Ismaele ad Abramo.

Genesi 17.1-2 Quando Abramo ebbe novantanove anni, l’Eterno gli apparve e gli disse: «Io sono il Dio onnipotente; cammina alla mia presenza, e sii integro; e io stabilirò il mio patto fra me e te e ti moltiplicherò grandemente».
Il peccato e la disubbidienza ci separano da Dio e chiudono i cieli sulla nostra vita.

Dio diede delle indicazioni precise a Mosè per la costruzione del tabernacolo ed egli ubbidì in modo perfetto ed eseguì tutto ciò che Dio gli aveva detto, quando terminò la costruzione, scese la nuvola della gloria di Dio. Ancora oggi davanti alla presenza di Dio si offrono sacrifici spirituali.
Perchè Dio disse a Mosè di costruire un tabernacolo? Perchè Dio aveva fatto un patto con Abramo, Isacco e Giacobbe e nei patti ci sono tre promesse che Dio ha fatto: la prima è che il popolo diventa il Suo popolo, la seconda è che la presenza di Dio dimora nel popolo, la terza è che la legge di Dio è presente nel popolo.
La motivazione per cui Dio desidera che edifichiamo il nostro altare è perchè vuole riempire la nostra vita della Sua presenza. Senza altare non c’è la presenza di Dio. Tante persone sono concentrate alla propria chiamata, al ministero non comprendendo che la cosa più importante che Dio ci sta chiedendo è quella di riedificare il nostro altare individuale, il nostro altare nella famiglia. I ministeri fanno parte della chiesa ma il sacerdozio fa parte del regno, la chiesa è una filiale del regno dove esso si manifesta. Dobbiamo imparare ad essere sacerdoti nella nostra famiglia.

Analizziamo i quattro altari che Abramo ha edificato:
1. Altare edificato a Sichem. Il termine Sichem significa spalle, indietro. Dio portò Abramo in Sichem per insegnargli a non guardare più indietro ma guardare alle sue spalle. Quando nella parola di Dio si parla di spalle è una visione profetica. Dio desidera che non guardiamo più indietro al nostro passato, come disse alla moglie di Lot ma lei non ascoltò, si voltò indietro e divenne una statua di sale.
Genesi 12.4-7 Allora Abramo partì come l’Eterno gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo aveva settantacinque anni quando partì da Haran. 5E Abramo prese Sarai sua moglie e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano accumulato e le persone che avevano acquistate in Haran, e partirono per andarsene nel paese di Canaan. Così essi giunsero nel paese di Canaan.6 Abramo attraversò il paese fino alla località di Sichem, fino alla quercia di Moreh. A quel tempo si trovavanonel paese i Cananei. 7Allora l’Eterno apparve ad Abramo e disse: «Io darò questo paese alla tua discendenza». Allora Abramo vi costruì un altare all’Eterno che gli era apparso.
Il nostro passato è cancellato, non dobbiamo più guardare ad esso se vogliamo vedere la gloria di Dio nella nostra vita. Quando lasciamo il nostro passato, Dio ci affida nuovi territori, ci fa realizzare nuove promesse così come fece con Abramo. Un altro esempio: Dio passò davanti a Mosè quando egli uscì fuori dall’Egitto, questo indicò un nuovo inzio, ciò significa che quando noi tagliamo fuori il nostro passato e mostriamo la nostra fiducia in Dio, Egli ci mostrerà la Sua gloria e realizzeremo il Suo piano nella nostra vita.
2. Altare edificato a Bethel.
Genesi 12.8 Di là si spostò verso la montagna a est di Bethel, e piantò le sue tende, avendo Bethel a ovest e Ai a est; e là costruì un altare all’Eterno e invocò il nome dell’Eterno.

Il termine Bethel significa casa di Dio. Se vogliamo vedere la gloria di Dio dobbiamo imparare a dimorare nella casa di Dio che è la chiesa. La gloria scende solo dove c’è un tempio infatti ricordiamoci che Dio scende solo dove ci sono i Suoi modelli. Il patto di Dio è eterno ed anche la generazione di Isacco e Giacobbe passò da Bethel, ciò significa che ciò che facciamo oggi permetterà alla generazione futura di essere benedetta. Il primo altare che dobbiamo edificare è nella nostra casa e questo permetterà alla presenza di Dio ed al suo timore di scendere nella nostra famiglia. Anche Giacobbe fece ciò che fece suo padre e proprio a Bethel Dio cambiò il suo nome, questo rappresenta che nella casa di Dio veniamo

trasformati e il nostro destino viene cambiato. Dio cambiò il nome di Giacobbe, il cui significato è imbroglione, soppiantatore, in Israele che significa principe governato da Dio. Se moriamo a noi stessi diventeremo dei principi.

3. Altare costruito a Hebron. Il termine Hebron significa associazione, comunione. Se impariamo a dimorare nella casa di Dio inizieremo a prosperare.

Genesi 13.14-18 E l’Eterno disse ad Abramo, dopo che Lot si fu separato da lui: «Alza ora i tuoi occhi e mira dal luogo dove sei a nord, a sud; a est e a ovest.15 Tutto il paese che tu vedi, io lo darò a te e alla tua discendenza, per sempre.16 E renderò la tua discendenza come la polvere della terra; per cui, se qualcuno può contare la polvere della terra, si potrà contare anche la tua discendenza. 17Levati, percorri il paese in lungo e in largo, perché io lo darò a te».18 Allora Abramo levò le suetende e venne ad abitare alle querce di Mamre, che sono a Hebron; e là costruì un altare all’Eterno.

Dio disse ad Abramo che era il suo amico; questo altare parla di intimità. Quando viviamo da amici di Dio ed abbiamo la rivelazione della Sua paternità allora Dio ci rivelerà i Suoi segreti. I segreti vengono rivelati solo quando si instaura una relazione d’ intimità con qualcuno e Dio vuole essere nostro amico per rivelarci segreti profondi.

I Corinzi 2.9 Ma come sta scritto: «Le cose che occhio non ha visto e che orecchio non ha udito e che non sono salite in cuor d’uomo, sono quelle che Dio ha preparato per quelli che lo amano».

4. Altare edificato a Gerusalemme. Il termine Gerusalemme significa città di pace, città santa. Gerusalemme è figura dell’adorazione. La nostra adorazione oggi è rivolta al cielo, verso la Gerusalemme celeste. Tutto quello che Abramo ha vissuto è stato ombra di ciò che i credenti avrebbero vissuto. Abramo incontrò Melchisedek a Gerusalemme e gli diede la decima parte di ciò che aveva ottenuto perchè sperimentò la vittoria. Quando sperimentiamo ciò che Dio fà per noi non possiamo fare altro che dargli tutto noi stessi.

Genesi 22. 2-5 E DIO disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo unico figlio, colui che tu ami, Isacco, va’ nel paese di Moriah e là offrilo in olocausto sopra uno dei monti che io ti dirò».

3Così Abrahamo si alzò al mattino presto, mise il basto al suo asino, prese con sé due dei suoi servi e Isacco suo figlio e spaccò della legna per l’olocausto; poi partì per andare al luogo che DIO gli aveva detto. 4Il terzo giorno Abrahamo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo. 5 Allora Abrahamo disse ai suoi servi: «Rimanete qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi ritorneremo da voi».

Per andare a Gersusalemme c’è un prezzo da pagare. Abramo fu pronto ad uccidire suo figlio, a sacrificarlo ma Dio alla fine non lo fece perchè vide che Abramo nel suo cuore lo aveva realmente sacrificato. Senza sacrificio non c’è adorazione. La vera adorazione dipende da quanto noi siamo disposti a morire noi stessi.

Genesi 22.8-14 Abrahamo rispose: «Figlio mio, DIO provvederà egli stesso l’agnello per l’olocausto». E proseguirono tutt’e due insieme. 9Così giunsero al luogo che DIO gli aveva indicato, e là Abrahamo edificò l’altare e vi accomodò la legna; poi legò Isacco suo figlio e lo depose sull’altare sopra la legna. 10 Abrahamo quindi stese la mano e prese il coltello per uccidere suo figlio.11Ma l’Angelo dell’Eterno lo chiamò dal cielo e disse: «Abrahamo, Abrahamo!». Egli rispose: «Eccomi». L’Angelo disse: «Non stendere la tua mano contro il ragazzo e non gli fare alcun male; ora infatti so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo figlio». Allora Abrahamo alzò gli occhi e guardò; ed ecco dietro di lui un montone, preso per le corna in un cespuglio. Così Abrahamo andò, prese il montone e l’offerse in olocausto invece di suo figlio.14E Abrahamo chiamò quel luogo Jehovah Jireh. Per questo si dice fino al giorno d’oggi: «Al monte dell’Eterno sarà provveduto».

Come fece Abramo a guardare dietro se alzò il suo sguardo davanti all’altare? Questo

simboleggia che quando siamo in intimità con Dio ed in adorazione allora iniziamo a guardare le cose dal punto di vista di Dio, iniziamo a guardare nell’eternità e Dio ci mostra le cose prima che avvengono. Dio in modo profetico fece vedere ad Abramo il sacrificio di Cristo sulla croce. Quando siamo in adorazione Dio ci mostra cosa che gli altri non possono vedere.

Ritorniamo a costruire il nostro altare, riedifichiamo la nostra adorazione personale e nella nostra famiglia se vogliamo avere una risposta dal cielo e iniziare a vivere in modo benedetto e prospero in ogni area della nostra vita, sperimentando anche la potenza del soprannaturale.