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Worship service 24.02.2019

 

 

SEMINA, PREGA PERCHE’ E’ TEMPO DI RACCOLTA 2 parte

Past.Evangelista Heros Ingargiola

Matteo 25.15 A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì.
Ogni figlio di Dio è parte del corpo di Cristo e Dio ha affidato ad ognuno dei talenti per potere manifestare la Sua gloria, questi talenti sono diversi l’uno dall’altro e devono essere motivo di arricchimento e non di competizione. Dobbiamo seminare il talento che Dio ci ha affidato e quindi trafficarlo per potere benedire la vita degli altri.
Il nostro sguardo non deve essere rivolto alle circostanze che si vivono bensì alle opportunità; quando si desidera fare la volontà di Dio, il nemico usa le circostanze negative per paralizzare la fede. Nella Parola di Dio leggiamo la storia del paralitico che doveva essere portato da Gesù ma c’erano tanti ostacoli che glielo impedivano, tra i quali la folla ma gli amici non si scoraggiarono e salirono fino al tetto e da lì fecero scendere il paralitico, questo episodio ci insegna che non dobbiamo lasciarci scoraggiare dalle circostanze ma dobbiamo tenere lo sguardo fisso al nostro obiettivo per raggiungere il proposito di Dio per le nostre vite.

Marco 10.17-31 Mentre Gesù usciva per la via, un tale accorse e, inginocchiatosi davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. Tu sai i comandamenti: “Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dire falsa testimonianza ; non frodare nessuno; onora tuo padre e tua madre”». Ed egli rispose: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia gioventù». Gesù, guardatolo, l’amò e gli disse: «Una cosa ti manca! Va’, vendi tutto ciò che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristato da quella parola, se ne andò dolente, perché aveva molti beni. Gesù, guardatosi attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!» I discepoli si stupirono di queste sue parole. E Gesù replicò loro: «Figlioli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio». Ed essi sempre più stupiti dicevano tra di loro: «Chi dunque può essere salvato?»Gesù fissò lo sguardo su di loro e disse: «Agli uomini è impossibile, ma non a Dio; perché ogni cosa è possibile a Dio». Pietro gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito». Gesù rispose: «In verità vi dico che non vi è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figli, o campi, per amor mio e per amor del vangelo, il quale ora, in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna. Ma molti primi saranno ultimi e molti ultimi primi».
L’incontro che Gesù ebbe con il giovane ricco fu molto insolito perchè solitamente tutti coloro che incontravano Gesù ricevevano una benedizione, una guarigione, un miracolo ma il giovane ricco fu l’unico che andò via da Lui in modo rattristato. Il giovane ricco voleva arrivare alla vita eterna con la legge e disse che lui osservava i comandamenti da quando era fanciullo, la risposta che egli diede a Gesù fa comprendere che non aveva avuto rivelazione, lui si era inginocchiato, aveva chiamato Gesù “ Maestro buono” ma non aveva compreso chi era veramente Gesù. Il Signore così lo pone davanti a ciò a cui il giovane era legato cioè le ricchezze ma dobbiamo puntualizzare che il problema non sono le ricchezze ma il posto che esse occupano nel cuore dell’uomo. Non era il giovane ricco che aveva le ricchezze ma le ricchezze che avevano il giovane. Gesù non negò ciò che il giovane disse anzi prima di ogni cosa lo guardò in modo compassionevole e poi gli pose un’altra domanda: gli disse che solo una cosa gli mancava ovvero di vendere ciò che aveva, di darlo ai poveri e poi prendere la sua croce e seguirlo. Il giovane perse l’opportunità di essere ricco eternamente e perse anche una chiamata all’apostolato. I suoi occhi erano chiusi spiritualmente e non ebbe rivelazione nè di chi era Gesù nè dell’amore che Lui aveva nei suoi confronti e non comprese nemmeno che Gesù gli aveva dato le chiavi per ereditare la vita eterna.

Ciò che arricchisce la nostra vita non è il nostro lavoro infatti esso non è la fonte che ci permette di essere benedetti è solo il mezzo perchè la fonte della benedizione è Dio.
Il giovane ricco non comprese che Gesù gli stava dando la possibilità di seminare per l’eternità e spesso questo accade anche a noi, ovvero non riusciamo a vedere le opportunità che Dio ci dà perchè il nostro sguardo è rivolto alle circostanze che viviamo o il nostro cuore è imprigionato da vari legami .
Analizziamo sette principi fondamentali per seminare ed avere una buona raccolta:
1. Seminare per lo spirito e non per la carne. Quando qualcuno ci fa del male o ci ferisce non possiamo reagire di conseguenza ma noi come figli di Dio ed ambasciatori del Suo regno dobbiamo imparare ad amare, benedire e perdonare.
Galati 6.7-10 Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna. Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo. Così dunque, finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede.

Lo spirito è sempre pronto a fare del bene ma l’anima ,nella quale risiedono i nostri sentimenti, emozioni, ragionamenti, vuole sopraffare lo spirito ma l’anima deve essere sottomessa al nostro spirito. Impariamo a seminare per lo spirito senza stancarci.

2. Seminare abbondantemente e riscattare il tempo perduto. L’esito della nostra raccolta dipenderà dalla semina che faremo.
II Corinzi 9.6 Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente.
3. Non avere compromessi che possono contaminare il frutto della semina. L’integrità è fondamentale infatti un credente che vive nel compromesso è un credente che ha sporcato le sue vesti.
Genesi 17.1 Quando Abramo ebbe novantanove anni, il SIGNORE gli apparve e gli disse: «Io sono il Dio onnipotente; cammina alla mia presenza e sii integro.
L’integrità è un principio del regno di Dio; se camminiamo nell’integrità allora saremo compiaciuti da Dio e di conseguenza vivremo nella benedizione e potremo vedere il soprannaturale manifestato in noi ed attraverso di noi. Non possiamo vivere nello spirito e contemporaneamente anche nella carne perchè questo è un compromesso. Noi siamo spirito, per questa ragione dobbiamo vivere, camminare ed interagire per esso.
Deuteronomio 22.9 Non seminerai nella tua vigna una seconda semenza, altrimenti il raccolto sarà per il santuario, tanto il prodotto della semenza, quanto il frutto della vigna. Non possiamo servire Dio come vogliamo noi ma dobbiamo farlo come Lui vuole. Dobbiamo seminare la Parola, dichiarare la Parola e pregare in accordo ad essa e ciò ci consentirà di vedere una grande raccolta in ogni area della nostra vita.
4. Non avere distrazioni. Il nemico si muove nella società attraverso varie distrazioni a motivo di ciò non dobbiamo lasciarci distrarre e Dio deve sempre avere il primo posto nel nostro cuore.
Ecclesiaste 11.4, 6 Chi bada al vento non seminerà; chi guarda alle nuvole non mieterà. Fin dal mattino semina la tua semenza e la sera non dar posa alle tue mani; poiché tu non sai quale dei due lavori riuscirà meglio: se questo o quello, o se ambedue saranno ugualmente buoni.
Seminiamo con perseveranza e non permettiamo alle circostanze esterne di bloccare la nostra semina. Ricominciamo a seminare il seme della Parola, perchè esso è un seme eterno e per certo raccoglieremo.
5. Ricordarsi di vegliare. Dopo avere seminato dobbiamo vegliare sul terreno perchè il nemico si muove in modo subdolo.
Matteo 13.24-25 Egli propose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che aveva seminato buon seme nel suo campo. Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò le zizzanie in mezzo al grano e se ne andò.

Non permettiamo a nessuno di seminare nel nostro cuore ma proteggiamolo, non diamo spazio al nemico che cercherà in tutti I modi di distruggere la nostra vita.
Proverbi 4.23 Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita.
6. Ricordarsi che ciò che Dio benedice nessuno potrà mai maledirlo.
Genesi 26.12-14 Isacco seminò in quel paese, e in quell’anno raccolse il centuplo; il SIGNORE lo benedisse. Quest’uomo divenne grande, andò crescendo sempre più, finché diventò ricchissimo: fu padrone di greggi di pecore, di mandrie di buoi e di numerosa servitù. I Filistei lo invidiavano.
Isacco seminò e raccolse il centuplo di ciò che aveva seminato e Dio desidera lo stesso per ciascuno di noi.
7. Quando si semina bisogna aspettarsi una grande raccolta.
Luca 6.38 Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi».

Analizziamo adesso alcuni aspetti della Santa cena.
Giovanni 12.24 In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto.
In questi versi Gesù stava parlando di se stesso ma anche di ciascuno di noi, se non impariamo a crocifiggere il nostro “io” non potremo seguire Gesù. Non è possibile seguire Gesù senza prendere la propria croce. È bene sottolineare che prendere la croce non significa avere malattie, problemi o vivere nella povertà bensì questa è un’attitudine di riverenza verso Dio, in cui decidiamo di mettere a morte la nostra vita per fare vivere Cristo in noi. L’apostolo Paolo disse: “non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me”.
I Corinzi 11.23 Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, e dopo aver reso grazie, lo ruppe e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga».
Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore.Ora ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore.
Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. Ora, se esaminassimo
noi stessi, non saremmo giudicati; ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal Signore, per non
essere condannati con il mondo.
Tre aspetti della Santa cena:
-Aspetto memoriale della croce cioè guardare indietro a ciò che Gesù ha fatto sulla croce per ciascuno di noi. Ogni giorno dobbiamo guardare a quel sacrificio
-Guardarsi dentro, esaminare se stessi. Davanti a Dio saremo responsabili della nostra vita. Ci sono tre livelli di esaminazione : esaminare la propria vita, se non lo faremo ci sarà una correzione( Dio corregge i figli che ama e gradisce) ma se non accettiamo la correzione allora ci sarà un giudizio. Noi possiamo esaminare gli altri solo nella misura in cui abbiamo autorità su di loro, per esempio i genitori con i figli.
-Guardare avanti al ritorno di Gesù.
Dobbiamo avere comunione con il corpo di Cristo, non dobbiamo essere indifferenti, pensare solo ai nostri problemi o isolarci.
Gesù parlò ai discepoli di un nuovo ed eterno patto. Ci furono sei patti prima che Gesù venisse sulla terra ma il settimo patto che fece Gesù andò a sigillare ed adempiere tutti gli altri. Luca 22. Poi prese il calice, rese grazie e disse: «Prendete questo e dividetelo fra di voi,
In questo verso Gesù, prendendo “il” calice, diede ai suoi discepoli la rivelazione che Lui era il

Messia . Gesù è l’adempimento del patto e noi possiamo vivere nella grazia in virtù di ciò che lui ha fatto.
Gesù ha festeggiato la Pasqua solo con i dodici discepoli, ciò significa che due categorie di persone possono accostarsi alla santa cena: coloro che sono nel patto( tutti quelli che hanno ricevuto Cristo nel loro cuore) e coloro che hanno scelto di seguire Cristo per il resto della propria vita testimoniandolo attraverso il battesimo in acqua o che hanno nel loro cuore di farlo.

Impariamo quindi a seminare, non guardiamo le circostanze, non lasciamoci distrarre, togliamo ogni compromesso e viviamo nell’integrità perchè è tempo di raccolta e di vivere nell’abbondanza in ogni area della nostra vita.