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SEGNI, PRODIGI E MIRACOLI IL SOPRANNATURALE DI DIO
2^ parte Pastore Luisa Belmonte
Dio usa diversi metodi di comunicazione per guidare i suoi figli e uno di questi è attraverso i segni, i prodigi e miracoli che testimoniano della Sua presenza, autenticità e verdicità. Analizziamo adesso i quattro segni che hanno caratterizzato la vita del profeta Elia.
Il popolo d’Israele si era allontanato da Dio e aveva iniziato ad adorare degli idoli e i profeti di Baal guidavano quindi tutto il popolo verso l’adorazione a questa divinità, ciò era una cosa abominevole agli occhi di Dio. Dio suscitò quindi un uomo, che fu il profeta Elia, per andare contro questa situazione e fare ritornare il popolo a Dio.
I Re 18. 22 allora Elia disse al popolo: «Sono rimasto io solo dei profeti dell’Eterno, mentre i profeti di Baal sono in quattrocentocinquanta. Ci siano dunque dati due torelli; essi scelgano un torello per loro, lo facciano a pezzi e lo mettano sulla legna senza appiccarvi il fuoco; io preparerò l’altro torello e lo metterò sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Voi invocherete quindi il nome del vostro dio e io invocherò il nome dell’Eterno; il dio che risponderà mediante il fuoco è DIO». Tutto il popolo rispose e disse: «Ben detto!».
I profeti di Baal cominciarono a fare dei sacrifici e invocarono la loro divinità ma ovviamente non rispose perchè era un dio muto. Il nostro Dio invece è vivo e risponde al suo popolo.
I Re 18.26-30 Così essi presero il torello che fu dato loro e lo prepararono; poi invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, dicendo: «O Baal, rispondici!». Ma non si udì alcuna voce e nessuno rispose; intanto essi saltavano intorno all’altare che avevano fatto. A mezzogiorno Elia incominciò a beffarsi di loro e a dire: «Gridate più forte perché egli è dio; forse sta meditando o è indaffarato o è in viaggio, o magari si è addormentato e dev’essere svegliato». Così essi si misero a gridare più forte e a farsi incisioni con spade e lance secondo le loro usanze finché grondavano sangue. Passato mezzogiorno, essi profetizzarono fino al tempo di offrire l’oblazione; ma non si udì alcuna voce, nessuno rispose e nessuno diede loro retta. Allora Elia disse a tutto il popolo: «Avvicinatevi a me!». Così tutto il popolo si avvicinò a lui, ed egli restaurò l’altare dell’Eterno che era stato demolito.
Quando viviamo nel peccato, la prima cosa da cui ci allontaniamo è la preghiera e l’adorazione, per questo dobbiamo tornare a Dio e ricostruire la nostra vita di preghiera perchè ciò ci renderà forti e rimetterà in ordine le nostre priorità.
I re 18. 31-37 Poi Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figli di Giacobbe, al quale l’Eterno aveva detto: «Il tuo nome sarà Israele». Con le pietre edificò un altare al nome dell’Eterno e fece intorno all’altare un fosso della capacità di due misure di grano. Poi vi sistemò la legna, fece a pezzi il torello e lo pose sopra la legna. E disse: «Riempite quattro brocche d’acqua e versatela sull’olocausto e sulla legna». Di nuovo disse: «Fatelouna seconda volta». Ed essi lo fecero una seconda volta. Egli disse ancora: «Fatelo per la terza volta». Ed essi lo fecero per la terza volta. L’acqua scorreva attorno all’altare ed egli riempì d’acqua anche il fosso. All’ora in cui si offriva l’oblazione, il profeta Elia si avvicinò e disse: «O Eterno, DIO di Abrahamo, d’Isacco e d’Israele, fa’ che oggi si sappia che tu sei DIO in Israele, che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando. Rispondimi, o Eterno, rispondimi, affinché questo popolo riconosca che tu, o Eterno, sei DIO, e che hai fatto ritornare i loro cuori a te».
Il profeta Elia chiese a Dio un segno per fare conoscere a tutto il popolo il vero Dio e per dare loro chiarezza. Questo episodio ci fa comprendere che anche noi ci possiamo trovare in alcune circostanze in cui dobbiamo mostare la volontà di Dio e farlo conoscere per chi Lui è realmente, per questo sarà necessario essere coraggiosi come il profeta Elia e mostare dei segni affinchè tutti possano constatare quanto è grande e potente il nostro Dio. Il vangelo è credibile quando è accompagnato dal soprannaturale e non solo dalle parole. Noi siamo lo strumento che Dio ha scelto
per portare l’amore di Dio, la guarigione, la conosolazione a tutti coloro che ci circondano. Il profeta Elia non ebbe paura di mettersi contro i quattrocentocinquanta profeti e mostrare loro chi era il vero Dio e questo è un esempio per le nostre vite, non dobbiamo sforzarci con le nostre forze per fare comprendere agli altri che Dio ci ha scelto ma lasciamo che sia Dio stesso a mostrare attraverso di noi chi Lui è ed i segni che Lui ci darà saranno un sigillo che confemerà che Dio è con noi.
Anche se gli uomini non hanno creduto in noi, Dio invece ci incoraggia, crede in noi e porterà avanti il sogno e il progetto che Lui ha per le nostre vite e ciò sarà palese agli occhi di tutti.
I Re 18.38-39 Allora cadde il fuoco dell’Eterno e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la polvere, e prosciugò l’acqua che era nel fosso. A tale vista, tutto il popolo si gettò con la faccia a terra e disse: «L’Eterno è DIO! L’Eterno èDIO!»
Elia iniziò l’importante processo di ricondurre il popolo a Dio ma dopo ebbe paura di una sola donna di nome Jezebel, anche se era andato contro quattrocentocinquanta uomini. Anche noi, come Elia, quando affrontiamo un momento difficile ci ritroviamo a valutare le situazioni che stiamo affrontando in modo più grande di quanto esse lo siano in realtà. Elia quindi si scoraggiò ed andò nel deserto, che rappresenta il luogo dove non ci sono più certezze.
I Re 19.3-8 Quando sentì questo, Elia si levò e se ne andò per mettersi in salvo. Giunse a Beer-Sceba, che appartiene a Giuda, e vi lasciò il suo servo. Egli invece si inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a sedersi sotto una ginestra e chiese di poter morire, dicendo: «Ora basta, o Eterno! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Poi si coricò e si addormentò sotto la ginestra; ma ecco un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati e mangia». Egli guardò e vide vicino al suo capo una focaccia cotta su delle pietre calde e una brocca d’acqua. Egli mangiò e bevve, poi tornò a coricarsi. L’angelo dell’Eterno tornò una seconda volta, lo toccò e disse: «Alzati e mangia, poiché il cammino è troppo lungo per te». Egli si alzò, mangiò e bevve; poi, nella forza datagli da quel cibo, camminò quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Horeb.
Nella Parola di Dio troviamo il numero quaranta diverse volte e rappresenta il momento in cui dobbiamo rimanere da soli con Dio ed è proprio in quel momento di prova che Dio ci parlerà e ci mostrerà dei segni.
I Re 19.9-14 Là entrò in una caverna e vi passò la notte. Ed ecco, la parola dell’Eterno gli fu rivolta e gli disse: «Che fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono stato mosso da una grande gelosia per l’Eterno, il DIO degli eserciti, perché i figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, hanno demolito i tuoi altari e hanno ucciso con la spada i tuoi profeti. Sono rimasto io solo ed essi cercano di togliermi la vita». DIO gli disse: «Esci e fermati sul monte davanti all’Eterno». Ed ecco, passava l’Eterno. Un vento forte e impetuoso squarciava i monti e spezzava le rocce davanti all’Eterno, l’Eterno non era nel vento. Dopo il vento un terremoto, ma l’Eterno non era nel terremoto. Dopo il terremoto un fuoco, ma l’Eterno non era nel fuoco. Dopo il fuoco una voce, come un dolce sussurro. Come udì questo, Elia si coperse la faccia col mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna; ed ecco una voce che gli diceva: «Che fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono stato mosso da una grande gelosia per l’Eterno, per il DIO degli eserciti, perché i figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, hanno demolito i tuoi altari e hanno ucciso con la spada i tuoi profeti. Sono rimasto io solo ed essi cercano di togliermi la vita»
La caverna in cui entrò Elia rappresenta il momento più buio della nostra vita, dove non abbiamo più speranze e certezze e ci sentiamo soli ma Dio è sempre con noi per ricordarci che Lui è potente da potere trasformare il nostro desederto in un frutteto.
Il vento è stato il primo segno che Dio diede ad Elia per mostrargli che Lui poteva spazzare via ogni cosa negativa che c’era nel suo cammino e che gli stava impedendo di dirigere il suo sguardo nella giusta direzione.
Il terremoto è stato il secondo segno. A volte il torpore e la religiosità sono così radicati in noi che
abbiamo bisogno di un terremoto nella nostra vita che ci faccia comprendere ciò che Dio desidera fare e ciò fare fuggire ogni demone.
Il fuoco è stato il terzo segno. Il fuoco purifica e brucia tutto ciò che è umano ma rende migliore tutto ciò che procede da Dio.
Il quarto segno è stato il dolce sussurro. È tempo di ritornare ad ascoltare la voce di Dio.
Elia nel momento di sconforto si vide incapace e misero e dimenticò quanto fosse grande e potente il suo Dio e proprio attraverso il dolce sussurro Egli gli diede delle direttive, infatti il progetto che Elia aveva iniziato venne terminato da altri profeti. Aspettiamo con pazienza le direttive di Dio e non prendiamo decisioni affrattate a causa dell’impazienza e dello scoraggiamento.
Siamo pronti a lasciarci usare da Dio ed essere dei meravigliosi strumenti nelle Sue mani per fare conoscere realmente chi Lui è realmente?
Dio desidera fare una cosa nuova nella nostra vita quindi non scoraggiamoci anche se stiamo affrontando delle prove o delle circostanze difficili ma ricordiamoci che abbiamo un grande Dio e che attraverso segni, prodigi e miracoli Lui cambierà il corso naturale delle cose attorno a noi e vederemo la manifestazione del soprannaturale, ciò sarà la dimostrazione che Dio è con noi e che ci ha scelto.